Il sentiero del Centenario(Gran Sasso)

 

 

 

 

 

 

Il Centenario in tappe

 

Tappa 01 – Dal parcheggio a vado di Corno

 

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Altezza minima              1805,48

Altezza massima             1926,61

Dislivello                  121,13 

Salita accumulata           125,31 

Discesa accumulata          -3,89  

Distanza percorsa           1,74   

Media oraria                4,42   

Ora di partenza             6.32.29

Ora di arrivo               6.56.4 

Durata escursione           0.23.35

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Il primo tratto è su una comoda sterrata in leggera salita: si parte dai 1805 metri del parcheggio fino ad arrivare ai 1928 metri di Vado di Corno, passo che separa il massiccio del Monte Aquila (a sinistra, verso Ovest) dal Brancastello (a destra, a Est). Si percorre in circa mezz’ora fino a raggiungere il cartello che indica l’inizio ufficiale del sentiero del Centenario. Dalla piccola spianata appena sopra al cartello è spettacolare la vista sul Corno Grande e sul paretone. Vale la pena perdere cinque minuti per una foto con il Gran Sasso alle spalle.

 

Tappa 02 –Da Vado di Corno al monte Brancastello (Sentiero 235)

 

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Altezza minima             1928,07

Altezza massima            2384,69

Dislivello                 456,62 

Salita accumulata          504,52 

Discesa accumulata         -47,62 

Distanza percorsa          4,10   

Media oraria               2,81   

Ora di partenza            6.56.11

Ora di arrivo              8.23.41

Durata escursione          1.27.30

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Primo vero impegno della giornata.Dai 1930 metri di vado di Corno si arriva ai 2385 metri del Monte Brancastello, prima vetta della giornata con quasi 500 metri di salita accumulata. In realtà prima di arrivare al Brancastello, per chi vuole, si può fare una piccola deviazione fino al Pizzo San Gabriele, spendendo circa mezz’ora fra salita e discesa.

La prima metà di questo tratto si può fare su un comodo sentiero di mezza costa che passa appena sotto la cresta oppure si può passare direttamente in cresta, facendo qualche saliscendi in più. La seconda metà, invece, diventa ripida e impegnativa e non ci sono sconti. In un’ora e mezza circa da vado di Corno si arriva al Brancastello.

 

 

Tappa 03 –Dal monte Brancastello al vado di Pioverano

 

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Altezza massima             2383,82 

Altezza minima              2278,12 

Dislivello                  105,70  

Salita accumulata           42,34   

Discesa accumulata          -111,66 

Distanza percorsa           1,02    

Media oraria                3,66    

Ora di partenza             8.35.18 

Ora di arrivo               8.52.3  

Durata escursione           0.16.45 

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Terza tappa: lasciata la vetta del Brancastello si scende di un centinaio di metri sul sentiero sempre in cresta fino a raggiungere dopo un chilometro circa il vado di Pioverano. Qui troviamo uno dei sentieri che permettono di abbandonare, in caso di problemi (soprattutto meteo) la cresta per puntare velocemente al fondovalle.

 


Tappa 04 –Dal vado di Pioverano alle Torri di Casanova

 

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Altezza minima              2267,40

Altezza massima             2314,80

Dislivello                  47,40  

Salita accumulata           33,17  

Discesa accumulata          -65,66 

Distanza percorsa           0,75   

Media oraria                3,01   

Ora di partenza             8.52.11

Ora di arrivo               9.7.7  

Durata escursione           0.14.56

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Dal vado si prosegue con qualche innocuo saliscendi fino a raggiungere l’inizio della ferrata che ci porterà sulle Torri di Casanova. Qui troviamo il secondo sentiero che ci permette di scendere a fondovalle. Arrivati alla base della prima torre spendiamo qualche minuto per indossare l’imbrago di sicurezza che ci permetterà di affrontare in tutta sicurezza la salita e la discesa dalla prima Torre di Casanova.

Da qui in poi ci sono numerosi brevi tratti apprezzati con una corda in acciaio che permettono un minimo di assicurazione. Bisogna tener anche presente che alcuni tratti attrezzati sono danneggiati per cui prima di fare affidamento a queste corde, verificatele molto attentamente.

 


 

Tappa 05 –Dalla Torre di Casanova alla forchetta di Santa Colomba

 

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Altezza minima               2252,01

Altezza massima              2352,53

Dislivello                   100,52 

Salita accumulata            120,52 

Discesa accumulata           -151,82

Distanza percorsa            1,10   

Media oraria                 1,24   

Ora di partenza              9.7.15 

Ora di arrivo                10.0.28

Durata escursione            0.53.13

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Da qui in poi il gioco diventa duro. Le pendenze da superare non sono elevate ma il sentiero comincia a presentare tratti esposti che richiedono passo fermo e mancanza di vertigini. La prima salita comincia con una scaletta di ferro, un tratto verticale dove una corda di acciaio ci permette di salire in sicurezza e una seconda scaletta appoggiata su uno spigolo di roccia. In pochi minuti di divertente scalata si arriva in cima alla prima Torre e ci si prepara per scendere dalla parte opposta.

La corda e le scalette della ferrata G. Familiari sono state sostituite completamente all’inizio di Agosto 2019Attenzione perché dal 2012 la corda che scende si è spezzata. Qualche escursionista volenteroso ha installato una corda di nylon che da una mano ma attenzione alla sua tenuta. Personalmente questo punto, anche dopo otto passaggi, mi mette qualche brivido. Anche il tratto sommitale, prima privo di corde, ora è completamente attrezzato.

Affacciandosi sul baratro per trovare l’inizio della fune dove assicurarsi, ho sempre qualche timore di troppo ma fortunatamente è solo passeggero. Qui conviene che i più esperti siano subito avanti ai novizi che qualche volta possono trovarsi in difficoltà nel vedere gli appoggi in discesa.

Una volta scesi dalla prima torre il sentiero prosegue lungo la cresta, affrontando un paio di passaggi complicati che richiedono attenzione. Prima di arrivare alla forchetta di Santa Colomba c’è da affrontare un divertente tratto in discesa su roccia molto ripida ma attrezzata. Dopo qualche timore iniziale, si scopre che la discesa è facile e soprattutto molto fotogenica. È passata un’ora circa dall’inizio della ferrata e siamo alla forchetta di Santa Colomba, a 2260 metri, riconoscibile da un cartello.

Un altro punto da tenere in considerazione è una deviazione che ci presenta dopo circa 8,3 Km dalla partenza a quota 2311, meno di una decina di minuti dopo aver lasciato il cartello indicante le Torri di Casanova:

Lungo il sentiero che segue il naturale filo di cresta un evidente sbarramento di sassi e i segni sulla destra permettono di aggirare un divertente ma difficile passaggio su una cresta molto esposta. A voi la scelta.

La cresta è divertente ma non ci sono corde fisse e qualcuno potrebbe avere delle difficoltà ad affrontarla quindi, in caso di problemi prendere la deviazione a destra, senza indugio. (vedi mappa a pagina seguente)

 


 

Deviazione per evitare la cresta esposta


 

 

Tappa 06 –Dalla forchetta di Santa Colomba al Monte Infornace

 

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Altezza minima                2259,73 

Altezza massima               2461,11 

Dislivello                    201,38  

Salita accumulata             262,06  

Discesa accumulata            -67,21  

Distanza percorsa             1,42    

Media oraria                  1,04    

Ora di partenza               10.1.31 

Ora di arrivo                 11.23.4 

Durata escursione             1.21.33 

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Dalla forchetta di Santa Colomba il sentiero comincia a risalire decisamente (anche se qualche tratto in discesa non manca). Uno stretto canalino attrezzato con una scaletta e corda annuncia fatica e divertimento. Il passaggio non è esposto  e da l’occasione di salire in tranquillità, e con l’occasione si fanno foto suggestive.

Guardando i tratti di sentiero in lontananza sembra che non esista via di passaggio ma man mano che si procede la via si scopre davanti a noi. Dopo un’ora e mezza circa di divertenti ma impegnativi passaggi dove si devono usare spesso le mani per procedere si arriva al cartello che indica il Monte Infornace, a quota 2426 metri (2460 metri sull’altimetro).

In corrispondenza del Monte Infornace esiste un altro sentiero che permette la discesa a valle, in caso di guai.

A questo punto del percorso siamo a metà strada, almeno come tempi.

 


 

Tappa 07 –Dal Monte Infornace al Monte Prena

 

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Altezza minima              2422,13 

Altezza massima             2565,90 

Dislivello                  143,77  

Salita accumulata           156,30  

Discesa accumulata          -57,00  

Distanza percorsa           0,88    

Media oraria                0,94    

Ora di partenza             11.23.27

Ora di arrivo               12.19.24

Durata escursione           0.55.57 

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Dal Monte Infornace si scende per una cinquantina di metri lungo uno stretto sentiero a filo di cresta per poi risalire ripido verso il Prena. Un ripido salto di rocce deve essere superato e la corda fissa che aiutava nella salita è molto danneggiata e NON ci si può fare affidamento. Superato l’ostacolo si prosegue su fondo roccioso a tratti sdrucciolevole. Conviene camminare sui tratti di roccia, molto più stabili.

Sono solo 150 metri di salita ma la stanchezza e la tensione cominciano a farsi sentire. Ormai siamo in vista della cima che dopo circa un’ora viene raggiunta. Siamo a quota 2561 metri e facciamo una sosta più lunga per ristorarci un po’

 


Tappa 08 –Dal Monte Prena al vado di Ferruccio

 

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Altezza massima              2568,74 

Altezza minima               2242,85 

Dislivello                   325,89  

Salita accumulata            32,58   

Discesa accumulata           -337,26 

Distanza percorsa            1,84    

Media oraria                 2,29    

Ora di partenza              12.35.6 

Ora di arrivo                13.23.27

Durata escursione            0.48.21 

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Non si può indugiare. La fine è ancora lontana e c’è da salire ancora sul Camicia.

Ripartiamo lungo la cresta e, attenti a non scendere dritti, in quanto si finirebbe sulla via Brancadoro oppure, sulla Laghetti. All’apparenza questa direzione sembrerebbe la più facile rispetto all’inizio della “Normale” che invece può provocare qualche momento di apprensione. Dopo una decina di metri dalla vetta, si deve girare a sinistra per scendere, seguendo i segni, nell’ampio vallone sassoso sotto di noi (vedi il dettaglio della mappa, alla pagina successiva).

Recentemente i quotidiani hanno riportato diversi episodi di escursionisti che, traditi da cattive condizioni di visibilità o dalla non conoscenza di questa montagna, hanno finito per imboccare la via all’apparenza più facile trovandosi poi in difficoltà quando la discesa diventa alpinistica.

Il terreno è abbastanza infido: sassi e brecciolino costringono ad un’estrema attenzione nel primo tratto di discesa. Superati i primi cento, centocinquanta metri di discesa il sentiero diventa più stabile e tranquillo e con curve e tornantini ci porta, in meno di un’ora, al vado di Ferruccio. Siamo a 2235 metri e qui c’è l’ultima possibilità di abbandonare il centenario, scendendo a valle senza salire sul Camicia (vedi tentativo fallito del Luglio 2008).

 


 

Discesa dal Prena – Bivio per via Normale


 

Tappa 09 –Dal vado di Ferruccio al Monte Camicia

 

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Altezza minima              2260,96 

Altezza massima             2565,90 

Dislivello                  304,93  

Salita accumulata           355,95  

Discesa accumulata          -50,52  

Distanza percorsa           2,19    

Media oraria                1,48    

Ora di partenza             13.23.27

Ora di arrivo               14.51.51

Durata escursione           1.28.24 

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E adesso tocca risalire. Dal Prena siamo scesi di circa trecento metri e, della stessa quantità bisogna risalire fino al Camicia. Il sentiero affronta nel primo tratto una cresta affilata e impressionante. La pendenza è notevole e in qualche passaggio è richiesta molta attenzione.

A questo punto è necessario raccontare un piccolo episodio.

A quota 2380 metri circa il sentiero gira a sinistra per aggirare una grossa roccia verticale.  La roccia si supera abbastanza facilmente ma attenzione: L’esposizione mette qualche brivido e un errore NON perdonerebbe.

Nel 2008, per una svista, siamo saliti aggirando la roccia sulla destra, imbattendoci in un pezzo metallico di chiara provenienza aeronautica. Dopo alcune ricerche su internet sono risalito alla storia di un incidente aereo avvenuto sulle nostre montagne e il pezzo in questione sembra essere appartenuto ad un AMX pilotato dal tenente Marco Adinolfi, morto nella caduta del suo aereo avvenuta il 6 Aprile del 1994. La cosa ancora più triste di questa storia è che il tenente Adinolfi era già scampato, lanciandosi con il paracadute, ad un grave incidente, con lo stesso tipo di aereo, nel 8 Novembre del 1990. Un destino purtroppo segnato.

Torniamo al sentiero. Da qui aumentano i passaggi complicati ed in particolare c’è da affrontare un canalino stretto, non assicurato ma soprattutto franosissimo. Bisogna misurare ogni passo con estrema cautela e saggiare ogni appoggio prima di trasferirci il peso del corpo.

Questo è, di fatto, il pezzo più complicato di questo tratto.

Superato il canalino il percorso diventa più agevole e alla fine, dopo un’ora e mezza siamo sulla vetta del Camicia, a 2564 metri, quota massima della giornata.

 


Tappa 10 –Dal Monte Camicia a fonte Vetica(Sentiero 253)

 

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Altezza massima             2567,00

Altezza minima              1642,54

Dislivello                  924,46 

Salita accumulata           4,04   

Discesa accumulata          -929,15

Distanza percorsa           3,65   

Media oraria                2,70    

Ora di partenza             15.5.15

Ora di arrivo               16.26.18

Durata escursione           1.21.3 

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Ci siamo. Ormai manca da fare l’ultima (e lo è davvero) fatica. Da Monte Camicia rimane da affrontare l’ultima discesa fino all’arrivo di fonte Vetica. Sono novecento metri di sentiero spesso sassoso che, soprattutto nella prima parte non consente di riposarsi, anzi. Il primo tratto, fino all’imbocco del vallone di Vradda, presenta anche dei tratti di brecciolino scivoloso. Da questo momento in poi, i sassi sostituiscono il brecciato e la durezza del terreno fa si che non ci sia riposo per i muscoli ormai provati dalla lunga traversata. Personalmente ritengo questi novecento metri di discesa il tratto più duro da affrontare.

Intorno ai 2300 metri il terreno diventa erboso e la discesa è leggermente più agevole ma dura poco e i sassi tornano a farla da padrone.

A quota 2000 la pendenza aumenta fino ai margini della pineta. È l’ultimo tratto impegnativo. Si cominciano a vedere i primi pini e, in lontananza il parcheggio. L’ultimo tratto attraverso la pineta è abbastanza riposante e finalmente, dopo un’ora e mezza di faticosa discesa siamo a fonte Vetica dove ci possiamo ristorare presso il rifugio, dopo questa splendida traversata.