2020-08-01 Sentiero del Centenario

2020-08-01 Sentiero del Centenario

Localita' di partenza – Strada per l'albergo di Campo Imperatore, Km 5,800 (AQ)

Localita' di arrivo – Fonte Vetica, Campo Imperatore (AQ)

Coordinate e quota partenza (WGS84) – 42.443045, 13.585662, 1810 metri

Coordinate e quota arrivo (WGS84) – 42.425156, 13.740817, 1650 metri

Distanza percorsa – 18.00 Km

Salita accumulata – 1650 metri

Durata dell’escursione – 7 ore 24 minuti

Mappa dell'escursione

Profilo altimetrico dell'escursione

Vista 3D dell'escursione

Quindici giorni fa abbiamo affrontato il Sentiero del Centenario dopo una lunga e faticosa traversata iniziata al Ponte della Lama, tra l'altro, in condizioni climatiche non ideali. Alla fine la traversata è andata benissimo compreso il tratto del Centenario ma per diversi motivi, non lo abbiamo "gustato" come meritava.

Non potevamo rimanere con questo tarlo e quindi eccoci quì, a ripetere questo splendido percorso stavolta partendo da Vado di Corno e soprattutto in una giornata climaticamente perfetta.

Con me e Augusto partono anche Stefano e mio fratello Roberto con il quale feci questo percorso per la prima volta, nel 2007.

Per i dettagli tecnici completi di questo percorso vi rimando al seguente link dove trovate una sezione monografica dedicata al Centenario.

Il Sentiero del Centenario

Ed ora veniamo al racconto della giornata: dopo il solito posizionamento dell'auto di recupero all'arrivo di Fonte Vetica ci dirigiamo al parcheggio di Vado di Corno, affollatissimo più del solito, dove ci aspetta Stefano e, alle sette in punto come da programma, ci mettiamo in marcia.

La giornata si preannuncia calda ma fortunatamente a questa quota la temperatura è piacevole e, inoltre, un leggero venticello ci allieta stavolta senza congelarci.

Anche se l'intenzione è di gustare ogni metro del sentiero, l'andatura comunque è decisamente sostenuta.

Il tratto fino a Vado di Corno è perfetto per scaldare i muscoli in attesa dei tratti più impegnativi che seguiranno. Ci fermiamo qualche minuto ad ammirare l'imponenza del Corno Grande che in occasione della traversata non abbiamo quasi mai visto e per l'immancabile foto di gruppo con sua maestà alle spalle.

Augusto, io, Stefano e Roberto a Vado di Corno

Si riparte veloci sul tratto più scorrevole del percorso. Ci separano quasi 450 metri di salita dal Brancastello ma la salita è sufficientemente distribuita e consente un'andatura sostenuta.

Raggiungiamo la prima vetta della giornata, il Brancastello a 2385 metri dopo un'ora circa di cammino dal vado di Corno e, dopo qualche scatto fotografico, senza indugio, proseguiamo verso la tappa successiva.

Pochi metri di percorso lento dovuto a qualche saltino di roccia prima di tornare sul sentiero e via, di nuovo veloci verso il Vado di Piaverano e le Torri di Casanova.

Ci siamo: da ora inizia il vero Centenario: un lungo susseguirsi di rocce, arrampicate, salti, ghiaioni, che mettono a dura prova chi affronta questo percorso.

Da ora non si può sbagliare. A parte la prima Torre di Casanova che è stata completamente riattrezzata lo scorso anno con nuove corde e scale, sia in salita che in discesa, i tratti successivi hanno poche e vecchie corde risalenti forse al 1974, quando il sentiero è nato.

I bolli, un po' sbiaditi, ci sono ma su qualche svolta è facile sbagliare quindi nel caso non si dovessero più vedere, evitare di proseguire, prima di finire per imboccare tratti pericolosi.

È quasi d'obbligo affrontare questo sentiero con qualcuno che lo conosce e lo ha fatto già qualche volta.

Iniziamo l'arrampicata della torre che terminiamo senza problemi, riuscendo anche a trovare tempo e posizione per fare qualche foto e, altrettanto velocemente affrontiamo la discesa.

Prossimo obiettivo, l'Infornace. Il percorso è molto nervoso e tecnico. I pochi tratti attrezzati hanno corde vecchie e, in parte, danneggiate. C'è da superare un impegnativo traverso in discesa che, fortunatamente, ha la corda ancora in buone condizioni, anche se molto lasca.

Bisogna scendere distanziati per evitare di rimanere con le dita schiacciate dalla corda quando viene tirata da un'altra persona, se troppo vicina a noi.

Continuiamo il nostro cammino col susseguirsi di arrampicate, discese, salti, discese, con pochissimi metri di sentiero per poter prendere fiato.

Poco dopo le dieci raggiungiamo una selletta erbosa, ideale per la sosta. Si mangia un po' di frutta e si beve prima di ripartire con il solito sali e scendi: lascio all'album fotografico l'incombenza di descriverlo nella sua completezza.

Mancano quindici minuti alle undici quando arriviamo all'Infornace. Anche se Prena e Camicia sembrano vicinissimi, non bisogna farsi ingannare. Siamo praticamente a metà percorso e bisogna ancora affrontare tratti duri e tecnicamente impegnativi con la stanchezza accumulata fino ad ora.

Dopo un'altra piccola sosta ristoratrice ripartiamo. Roberto qui ci saluta per scendere sulla via Cieri e aspettarci nella piana sottostante. Qualche mese di fermo causato dalla quarantena e da altri motivi non gli consentono di affrontare il resto del percorso con la necessaria tranquillità e a malincuore ma responsabilmente sceglie di non rallentarci.

La discesa verso la sella fra Infornace e Prena si trova a poche decine di metri sotto di noi e la raggiungiamo velocemente prima della salita finale al Prena, circa centocinquanta metri di rocce e sfasciumi.

Qualche tratto attrezzato da superare dove è meglio NON fare affidamento sulle corde, vecchie e logore, e poi la ripida placca finale per la vetta, che raggiungiamo poco dopo le undici.

Ci fermiamo solo per la foto di cima prima di affrontare la bruttissima discesa della via Normale, in direzione del Vado di Ferruccio.

Superato il tratto iniziale, più scorbutico, la progressione verso il Vado di Ferruccio è velocissima.

A mezzogiorno esatto siamo al vado, pronti ad affrontare la salita verso il Camicia: l'inizio è il più faticoso anche se non lungo, su un pendio di rocce più o meno stabili e un sentiero praticamente inesistente.

Superato questo ostacolo si procede quasi in piano per un lungo tratto, prima di ritrovare la salita.

Percorso che più da seguire è da intuire, perso in mezzo agli sfasciumi di rocce ma ormai lo conosciamo quasi a memoria. È quasi l'una e siamo sotto la grossa parete rocciosa da aggirare a sinistra per proseguire e dove facciamo una sosta prima di attaccare la fatica finale.

Superiamo una prima placca liscia dove ci si può aiutare con un vecchio chiodo e quindi una seconda e molto esposta placchetta liscia ma con qualche tasca che permette di salire senza troppe difficoltà.

E siamo quindi al famigerato canalino, ormai sempre più carico di detriti nella sua parte iniziale. Conosciamo bene la bestia e la superiamo in scioltezza senza perdere troppo tempo.

Manca l'ultima salita, ripida e faticosa ma semplice e, anche questa ce la lasciamo velocemente alle spalle per arrivare, poco dopo l'una, sulla cresta sommitale del Camicia di cui scorgiamo la vetta, oggi affollatissima di escursionisti.

Io, Augusto e Stefano in vetta al m. Camicia

Dalla nostra faccia non si capisce se siamo euforici per il successo dell'escursione o per il contenuto dei bicchieri ... fate voi.

E dopo l'ultima sosta con relativo brindisi iniziamo la discesa infinita dal vallone di Vradda. Questa volta più della fatica ci rallentano i tanti escursionisti presenti sul sentiero ma che sentendoci arrivare ci lasciano gentilmente strada.

Alla fine arriviamo a Fonte Vetica dopo aver compiuto una delle discese più veloci da quando frequento il Centenario. Ci rinfreschiamo alla sorgente prima di arrivare al parcheggio dove abbiamo un'auto.

Ci cambiamo e via, verso Vado di Corno dove recuperiamo le altre auto. Un saluto a Roberto che torna verso Bussi e ripartiamo per Fonte Cerreto per l'inevitabile Bionda che ci aspetta prima del rientro a Roma.

Grazie ad Augusto, Roberto e Stefano, per questa bella giornata sul sentiero del Centenario.

Ed ora le foto di questa bella giornata.

Guarda le foto in formato album

Autore: Marco DT

Qui trovi le tracce GPS in formato .plt e .gpx .

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