2020-07-18 Traversata del Gran Sasso

2020-07-18 Traversata del Gran Sasso

Localita' di partenza – Ponte della Lama, SS80 Km 25,800 (AQ)

Localita' di arrivo – Fonte Vetica, Campo Imperatore (AQ)

Coordinate e quota partenza (WGS84) – 42.467630, 13.355085, 1290 metri

Coordinate e quota arrivo (WGS84) – 42.425156, 13.740817, 1650 metri

Distanza percorsa – 41.60 Km

Salita accumulata – 3930 metri

Durata dell’escursione – 17 ore 10 minuti

Mappa dell'escursione

Profilo altimetrico dell'escursione

Vista 3D dell'escursione

Due anni fa, scendendo dal Brancastello, ho incrociato Matteo che stava percorrendo il sentiero del Centenario accompagnato da Italo, dopo essere partito da solo dal Passo delle Capannelle.

Purtroppo a causa di un inconveniente causato dalle calzature, nell'ultima parte del percorso dovette rallentare tanto e anche se arrivò comunque a destinazione, non ebbe modo di apprezzare in pieno la grande impresa.

Due mesi dopo invece, accompagnai Augusto a Ponte della Lama per tentare la stessa impresa, approfittando della sua presenza per percorrere il sentiero del Centenario con lui che avrebbe dovuto raggiungermi strada facendo.

Anche quì, a causa di problemi fisici il suo tentativo non andò a buon fine e dovette interrompere dopo il Brancastello riuscendo comunque a raggiungere Fonte Vetica dalla piana.

Dopo quegli episodi, ogni volta che ci siamo visti abbiamo cominciato a parlare dell'idea di tentarlo insieme. Personalmente il solo pensiero di fare una traversata che, percorsa in auto supera i 50 km e richiede più di un'ora per essere fatta e che presentava nell'ultimo tratto un sentiero che fa tremare tutti gli escursionisti che decidono di affrontarlo, mi terrorizzava.

Quest'anno, alla fine, dopo il triste periodo della quarantena da COVID, mi sono trovato ad avere un allenamento adeguato e, dopo un paio di uscite di "assaggio" fatte con Augusto e Matteo ho deciso di provarci.

L'avventura inizia venerdì sera, quando dopo cena, lascio Roma, alla volta di Fonte Cerreto dove mi incontro con Augusto e insieme ci dirigiamo a Vado di Corno per lasciare un'auto da usare in caso di abbandono a metà percorso.

È notte fonda quando poco prima dell'una lascio l'auto al parcheggio, stranamente pieno come se fosse Ferragosto. Prima di partire guardo il cielo e già lo spettacolo che offre ripaga dei sacrifici che stiamo per affrontare.

Ci dirigiamo a Fonte Vetica dove ci raggiungono Matteo, il fratello e un amico. Lasciamo l'auto di Augusto, ci prepariamo lasciando in auto il cambio che ci servirà all'arrivo, e partiamo alla volta di Ponte della Lama, da dove inizieremo a camminare.

Dopo un'ora di viaggio arriviamo finalmente a Ponte della Lama. Sono quasi quattro ore che sono in auto e già mi sento stanco ma una volta scesi passa tutto: l'avventura ha inizio.

Alla partenza il cartello indica il Monte San Franco a tre ore e mezzo di cammino ma questi numeri per noi non possono avere significato. Non è una gara e non dobbiamo fare nessuna prestazione ma l'obiettivo è di arrivare a Fonte Vetica per le sette di sera così da avere un abbondante margine di luce per affrontare soprattutto i tratti più delicati del finale.

Si parte assistiti dalla luce delle frontali sotto un cielo stellato bellissimo e dopo un breve tratto di strada sterrata con pendenza blanda, ottimo per il riscaldamento iniziale, comincia il divertimento.

La salita al San Franco è ripida e non concede respiro. Siamo solo all'inizio e da una parte cerchiamo di dosare le forze e dall'altra cerchiamo di tenere il passo che ci siamo imposti.

Intanto con la quota arriva anche il vento freddo che non ci lascerà quasi mai lungo tutto il percorso. Raggiungiamo il San Franco in meno di un'ora e mezzo e, senza indugio si prosegue.

Il sentiero verso lo Jenca non è molto ben visibile e non è su una cresta ben definita. Alla luce delle frontali non è facile trovare la strada e si rischia di sbagliare ma fortunatamente il GPS ci viene in aiuto e riusciamo a non commettere errori.

Un'altra ora e mezzo e siamo sullo Jenca con il cielo che ormai comincia a schiarire. Riponiamo le frontali, ormai inutili, e cominciamo a godere dei colori dell'alba.

La salita al Pizzo di Camarda è relativamente innocua, su un verde e ampio fianco erboso. Arriviamo in vetta con qualche camoscio che ci guarda curioso mentre saliamo.

Intanto il Sole comincia a farsi vedere da dietro al Monte Corvo.

Superiamo lo Iaccio del Vaduccio e scendiamo fino alla sella delle Malecoste, prima di ricominciare a salire, stavolta più faticosamente, fino alla Cima delle Malecoste che raggiungiamo intorno alle sette e mezzo.

Il tratto successivo, fino alla Cima Giovanni Paolo II è un dolce saliscendi che ci permette un'andatura veloce si, ma riposante.

Intanto il cielo si è coperto in maniera minacciosa e, dalle parti dell'Adriatico, si vedono nuvole nere scaricare pioggia. Speriamo bene.

Alle otto arriviamo sulla cima Giovanni Paolo II e ci fermiamo per una breve pausa, mangiando e bevendo qualcosa.

Si riparte per affrontare un tratto tecnico ed esposto che richiede un 'attenzione estrema fino ad arrivare sotto a Pizzo Cefalone dove ricomincia il sentiero più tranquillo.

Cominciamo ad incontrare allegri gruppi di escursionisti che salutiamo mentre raggiungiamo il valico della Portella dove lasciamo il sentiero per iniziare la breve salita che ci porterà sulla cima omonima. Dalla portella proseguiamo per il vicino rifugio Duca degli Abruzzi, la sella e la cima di Monte Aquila.

Sono passate da poco le dieci e i nostri tempi sono in linea con le scadenze che ci siamo imposti.

Terza sosta prima della lunga discesa verso Vado di Corno, prima di ripartire insieme con una fitta e fredda nebbia che ci accompagnerà per un bel po'.

Sono le undici in punto e il primo traguardo significativo è raggiunto. Da quì inizia in sentiero del Centenario che oggi affronterò per l'ennesima volta.

La sensazione è strana: avendo già fatto più di metà del percorso mi sembra di essere quasi arrivato ma non è così. Questo sentiero è estremamente impegnativo e i numeri non gli rendono giustizia. Affrontarlo ora dopo 27 Km e quasi 2700 metri di salita già nelle gambe non è uno scherzo.

Provo a convincermi di aver parcheggiato da appena mezz'ora e di aver appena iniziato un cammino che ormai conosco a memoria, sperando che possa aiutarmi.

Il primo tratto mette subito in chiaro le cose. Quasi cinquecento metri di salita ci separano dal Brancastello ma sono fortunatamente discontinui e intervallati da tratti meno ripidi. Raggiungiamo la cima poco dopo le dodici e ci fermiamo per un altro breve spuntino prima di ripartire.

Un tratto senza troppe difficoltà ci separa ora dalla parte più impegnativa della giornata, il tratto tecnico che inizia alle Torri di Casanova e termina sulla vetta del Camicia, tratto che dovremo affrontare tenendo conto della stanchezza accumulata fino ad ora.

Arriviamo alla scaletta metallica che segna l'inizio della ferrata Familiari alle Torri di Casanova, recentemente ristrutturata. Affrontiamo l'ascesa con calma e tranquillità, e altrettanto facciamo con la discesa: quì non si corre e ogni passo deve essere misurato per non farsi male.

Discesi dalle Torri inizia il tratto più complicato, duro ma comunque divertente del Centenario: un continuo sali e scendi, con tratti camminati, arrampicati su corde vecchie e spesso inaffidabili che in due ore circa ci conduce in cima al Monte Infornace.

Ennesima breve sosta e spuntino e via di nuovo in direzione del vicino Monte Prena dove arriviamo che sono quasi le quattro.

Non è finita. Siamo stanchi ma consapevoli che ce la possiamo fare. Accompagnati ormai dalla onnipresente nebbia affrontiamo la brutta discesa della Normale del Prena e il successivo tratto in piano fino al Vado di Ferruccio.

Iniziamo così l'ultima salita verso il Camicia, alterniamo tratti in salita ripidi e scoscesi a tratti in pianura più o meno riposanti, fino ad arrivare al pezzo finale, dove ci sono diversi passaggi insidiosi e soprattutto il famoso Canalino che se continua a riempirsi fra poco diventerà uno scivolo di ghiaia.

Superiamo indenni anche l'ultima difficoltà e iniziamo gli ultimi, terribili cento metri finali fino alla vetta, quelli che sembrano non finire mai ma ormai è fatta.

La croce del Camicia ci dice che abbiamo concluso la nostra traversata con successo.

Augusto, io e Matteo sul Camicia, ultima cima della traversata

Ci fermiamo solo per il tempo della foto di cima perché il vento è insopportabile, prima di tuffarci quasi di corsa nel sottostante vallone di Vradda.

La discesa è scomoda, lunga e faticosa ma a me sembra una passerella. In poco più di un'ora e un quarto liquidiamo l'ultimo tratto e alle sette e mezzo, praticamente all'ora preventivata, arriviamo a Fonte Vetica dove troviamo Antonietta che ha atteso al freddo il nostro arrivo per poter brindare insieme con noi, con prosciutto e formaggio locali, un ottimo dolcetto fatto da lei, e una bottiglia di prosecco, oltre che a una fresca birra lasciataci da Francesco, degna conclusione di una così intensa giornata.

E dopo i saluti e i ringraziamenti passiamo a recuperare l'auto lasciata a Vado di Corno prima di accompagnare Matteo a Barisciano che ci saluta con un ottimo piatto di pasta preparata dal suo papà.

Grazie Matteo e Augusto, per aver condiviso tante esperienze in montagna, per avermi dato fiducia e per avermi coinvolto in questa straordinaria avventura.

Ed ora le foto di questa bella giornata.

Guarda le foto in formato album

Autore: Marco DT

Qui trovi le tracce GPS in formato .plt e .gpx .

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